Ma sto vivendo, io? Sto vivendo?
E’ il pensiero atroce che mi ha svegliato stanotte. E’ la vita quella che sto vivendo?
O sto solo facendo finta…
Una recita per pochi intimi a cui non mi sottraggo per non dare nell’occhio.
Perché, diamine, non puoi mica continuare a crogiolarti nel dolore
per mesi e mesi e mesi?
La gente poi si scoccia, non sa più che dire,
e ti riserva quel silenzioso imbarazzo
peggio di una coltellata in pieno petto.
Ma ce li costringi tu, così, e d’altra parte cosa posson fare?
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Ogni tanto però mi distraggo
dalla quotidiana pantomima,
involontariamente,
e mi sento come la superficie di un lago
risucchiata giù giù nell’abisso
da un’enorme masso.
Mi ritrovo in un buio pesto
dove fa molto freddo.
Non c’è niente e nessuno intorno a me
niente e nessuno.
Solo buio e freddo e silenzio.
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E allora urlo disperata nel silenzio
il viso contratto in una smorfia. Immobile. Eterna.
Non sento più niente.
Solo, sul viso,
il contatto con la maglietta di colui che mi consola
zuppa di lacrime.
**
Il dolore non può durare per sempre
ma cinque mesi son troppo pochi per far finta di niente.
e infatti basta. Non arrivano i nostri, dobbiamo partire, è tempo di tornare nella vita. E tempo di prendere tutto quello che resta in piedi e goderne. I nostri non arrivano. Andiamo.
Si, andiamo. Andiamo.