Se Blade Runner fosse reale

A volte penso che la storia ideata da Philip Dick in Do Androids Dream of Electric Sheep? sia più vera di quanto si possa pensare.

A volte penso che forse siamo macchine, robot programmati per portare a termine una certa funzione che però a noi sfugge. A me in particolare, direi…

Di quel capolavoro di Blade Runner che ne ha tratto Ridley Scott per il cinema (in tutte le versioni, corta o lunga, con voce narrante o senza, resta sempre un capolavoro), mi colpisce soprattutto il momento in cui si scopre che Rachel, robottina ancora inconsapevole della sua natura, ricorda ricordi non suoi, un passato fatto di momenti, persone ed emozioni che però non ha vissuto realmente, ma sono stati impiantati nel suo sistema robotico per renderla il più possibile simile a un umano.

C’è una scena del passato che mi torna alla memoria spessissimo, nei momenti più disparati ed evocata da richiami ogni volta diversi. Non è un momento particolarmente importante della mia vita, con un particolare significato nella mia crescita o qualcosa di simile. E’ una scena che risale a circa 4 anni fa, quando sono andata in vacanza in Irlanda con il mio amico Corrado e la sua coppia di amici Amor e Love. Tra i tanti posti che abbiamo visitato di quella verde isola verde, molti dei quali mozzafiato, c’è stato una cittadina piccola, insignificante, di cui non ricordo nemmeno il nome, uno di quei posti che sembrano esistere solo per “essere attraversati” andando da un posto a un altro, si insomma il nulla.

Eppure, ripetutamente e con una cadenza piuttosto costante, mi viene in mente l’immagine di noi quattro che, parcheggiata la macchina, camminiamo sul corso principale di questa città, in cerca di un posto dove mangiare qualcosa per pranzo, prima di rimetterci in viaggio.

Tutto qui. Niente di che. Eppure quella scena torna costantemente alla memoria e non capisco il perché.

Forse sono un replicante a cui un circuito si è rotto, e questa scena che si ripete costantemente è l’unico segnale che ho della mia vera natura.

Il monologo finale di Blade Runner. Bellissimo.

8 commenti

  1. Potrei sentire questo monologo 1000 volte e ogni volta sarebbe un’emozione diversa, potrei vedere il film o leggere il libro 2500 volte e ognuna sarebbe come la prima… ecco perchè è il mio film preferito 🙂

    Sapevi che gran parte del pathos di questa scena è merito del magnifico Rutger Hauer? Infatti, oltre a chiedere a Ridley Scott d’inserire degli elementi di umanità nel suo personaggio, contrariamente alla visione di Dick per il quale i Replicanti erano assolutamente cattivi e amorali, si è presentato sul set la mattina del monologo con la colomba che vola via al momento della sua morte… Potrei parlare per ore di questo film, ma mi fermo per non tediarti! Magari, potremmo organizzarne una visione con dibattito!

    Venendo al tuo ricordo, chissà perché, mi è venuta in mente un’immagine alla Dylan Dog, con voi solitari al centro del paese prima che “il mostro” si manifesti! Chissà, magari ti torna in mente perchè lì hai realizzato qualcosa o meglio, lo ha realizzato il tuo inconscio e tu continui a ‘rivedere’ quell’immagine in attesa di decifrarla…

  2. Oggi sono particolarmente ostile. Né con te né con Vickztch, è semplicemente il mio mood, fucking hostile.
    Blade Runner mi è piaciuto la prima volta, la seconda ho accompagnato un amico a vederlo, la terza volta è stata una gran rottura. Ma tant’è, non sono un cinefilo.
    Dopoderquale, come i Puffi io OOOOOODIO Dylan Dog. Ma l’immagine evocata da Vikz-zzz-kz kz kzz-zzzzz (scusa ma c’ho i circuiti in pappa anch’io) è talmente Lovecraftiana che m’è piaciuta assai. Rimanda molto a The Dunwich Horror. E brava Vikzzzzzzzz-zz-zzz-zz-kz kz kz-ho vist-zzz-cozzzze che voizzzzzzz-manco ve ‘mmagginate-kzzzz!

  3. @Vicky
    Si, lo so che Rutger ci ha messo tanto del suo in questo film (e non è stato l’unico), anch’io ho visto tutti gli speciali disponibili su Blade Runner, e quindi direi “Rutger for president”.
    Quanto al mio ricordo, non riesco ad associarlo alla scena di Dylan Dog che hai evocato tu. Nessun mostro all’orizzonte stava per abbattersi su di noi, ed è proprio la mancanza di un “significato” profondo che mi turba sul perché proprio questa immagine ritorni così spesso. Ma forse come dici tu, prima o poi mi verrà in mente la realizzazione di un pensiero che feci in quel momento e allora si chiarirà il mistero.

  4. @Claudio
    Lo so che dici sempre di non essere un cinefilo, (più che altro un vero cinofilo), però per essere uno che non ama il cinema se vai 3 volte a vedere un film non sei proprio nella “Norma” e così ci credo che ti rompi. del resto de gustibus…
    Love & Peace

  5. @Koralyn
    no, no, paragonavo la scena a Dylan Dog, perché il paesaggio irlandese, o perlomeno come lo immagino, mi faceva pensare a una vignetta del fumetto. Sicuramente, nessun mostro si sarebbe potuto abbattere su di voi… come avrebbe potuto? Avevate già Amor e Lov!! 🙂

    Ma un significato, sul ritorno ‘ossessivo’ del ricordo, c’è stanne certa. E, prima o poi, lo scoprirai così ci dirai “ho visto cose che voi umani…”!

    @Claudio dei Norma
    Oggi io mi sento ‘ostimente’ rassegnata e questo non mi piace. Fatico a parlarne, anche perchè sarebbero le stesse lagne di sempre… non ne vale la pena. Mi viene in mente un detto (calabrese, purtroppo) che dice “il lavoro si chiama Uorc!” che parafrasando l’inglese con il dialetto sarebbe, “il lavoro si chiamo Orco!”

    Ecco, quest’orco non assomiglia affatto al simpatico Shrek e io vorrei eliminarlo per sempre. Detto ciò, oggi è venerdì, fra un pò me ne vado e, magari, stasera mi rivedo Blade Runner!

  6. Ho sempre pensato, forse condizionato da una visione religiosa, che il monologo finale del film fosse dedicato e riferito a noi stessi, ma anche nel diventare macchine con la tendenza quotidiana a cancellare la nostra vera natura.

  7. @Klaus
    Una tendenza pericolosissima, sopratutto se ci lasciamo sopraffare dalla routine del lavoro che finisce per monopolizzare la nostra vita. Ma come sempre, dipende da noi fare in modo che non succeda. Una parola…

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