Viaggio in lontananza

Il dolore è quello che ti insegna a scegliere il momento giusto per dire le cose.  O per non dirle.

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Vedi? E’ facile.

Vai fuori a cena con gli amici

mangi-bevi-ridi-scherzi

la serata passa in allegria, come se niente fosse, quando sei in compagnia.

Basta spegnere il cervello e non pensare,

non pensare neanche per un momento

che domani mattina non potrai telefonarle

per raccontarle tutto quel divertimento.

Niente più condivisione

film visti, libri letti, storie scoperte in radio o in televisione.

Ma no, non è possibile, non è reale, non è vero…

Allora pensi “se non può essere vero allora non esiste”.

Ma si, esiste, e allora tu non ci pensare.

Non pensare, non pensare, non pensare

è facile, basta non pensare.

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“Vedrai che riuscirai a colmare il vuoto…”

Come?

Io che ho vissuto una vita come un’immensa ciambella fatta solo di un buco al centro che non riesce a riempire l’intorno,

io che per colmare quel vuoto lotto con me stessa mortificandomi di cibo e cercando un riempimento che non è mai abbastanza e non è mai quello giusto,

io che scambio il contenente per il contenuto e nello scambio perdo il nutrimento e resto sempre indietro,

come posso fare, io, a colmare questo di vuoto?

Vuoto più vuoto si annulla?

Vuoto sommato a vuoto crea un buco nero i cui contorni si sfaldano nella vastità degli spazi?

Io non so come si fa.

Eppure, in tutto questo vuoto, non mi sento vuota.

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Pensieri che si susseguono alla velocità del pensiero

ricordi di parole spezzate, racconti ripetuti, sentimenti taciuti, istanti di felicità non riconosciuti e per questo mai espressi, mai condivisi, rinchiusi.

Ora sono qui, all’ombra dell’albero sotto il quale amavi leggere,

ci siamo state anche insieme

è stato una vita fa.

E così ora sto qui, in questa nuova vita,

leggendo un romanzo della Ortese, tua ultima passione letteraria

per onorare te, per ricordare te, in memoria tua.

Le foglie del fico sussultano. La brezza ci accarezza entrambe

ci porta un po’ di pace. Siamo insieme.

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A Verucchio non è possibile stare. Tutto è un vivido ricordo di quello che facevamo insieme, tutto è una lama di fuoco che ghiaccia il cuore e colpisce al petto con l’immagine di te.

Che rendevi significativa ogni cosa, dalla visita al giornalaio in piazza alla ricerca dell’ultimo fasicolo sui lavori a maglia, alla lettura di un romanzo sotto il fico nell’orto di dietro, all’ascolto distratto di musica classica mentre eravamo in tutt’altre faccende affaccendati.

Forse il significato lo vedo solo ora, mentre allora mostravo indifferenza mista a insofferenza. Ora lo vedo,  ma sembra sia troppo tardi.

Tutto è un vivido dolore. No, qui non è possibile stare.

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Oggi piove una pioggia leggera, accompagnata da tuoni profondi e lontani.

Forse quest’acqua servirà a lavar via il sale liquido che continua a rigare i nostri visi persi.

8 commenti

  1. Leggendo quello che hai scritto, mi viene in mente il distacco, solo esteriore e relativamente recente, da mio padre. Poche cose da spartire tra me e lui negli ultimi anni, se non brutti pensieri associati a malattie e al tanto affetto buttato al cesso anziché vissuto insieme. E si che mio padre è sempre stato importante per me, l’ho sempre avuto vicino anche se non lo vedevo spesso per via del lavoro alla fabbrica dei biscotti più buoni del mondo :). Ho tanti ricordi con lui, ma qualcosa, da adulti, non ci ha permesso di condividere al meglio il nostro rapporto. Oggi so cosa è stato. I miei ricordi migliori sono lontani, perché si fermano a una ventinna di anni fa ovvero a circa una dozzina prima della sua scomparsa.
    Leggendo quello che hai scritto, ho capito nuovamente l’importanza di cose e sentimenti vissuti insieme, perché è anche così che si vive un rapporto, ed è anche così che quel rapporto può essere mantenuto per sempre. Certo ci stai più male, ti si comprimono i muscoli, ti viene da piangere, ma oggi è questa la tua più grande ricchezza perché penso che sia proprio in questo modo che stai combattendo per conservare tua madre dentro di te.
    Grazie.

  2. Leggendo della “fabbrica dei biscotti più buoni del mondo” ti ho immaginato come un piccolo Charlie nella la fabbrica di cioccolato, immerso in un mondo fantastico dove dietro a ogni angolo si nascondeva una nuova sopresa da scoprire. Forse non era così fantastico e sorprendente il mondo come lo vedevi da piccolo, ma sono convinta che ci sia in te un mondo fantastico pieno di cose da scroprire, cose che tu stesso devi ancora scoprire, tenendo sempre ben presente da dove vieni, quali sono le tue origini, quali sono state le persone e gli affetti importanti della tua vita. Ma sapendo ormai molto bene che tu sei tutto quello ma anche qualcosa di completamente diverso e originale.

  3. Si, l’immagine che avevo in testa era proprio quella de La fabbrica di cioccolato :). Certo, le mie avventure non erano come quelle del film, ma ti assicuro che entrare in un grande spazio pieno di odori fantastici e di tanti piccoli biscotti che ti volano intorni su strettii e lunghissimi tapis roulant con signore che ti vogliono far assaggiare biscotti di forma e colori differenti, per me è stata un’avventura memorabile!
    Ecco… ora ho fame un’altra volta!

  4. Non dimenticare di onorare anche te stessa.
    Pensa a cosa le farebbe piacere che tu facessi per TE, e comincia, coi tuoi tempi, a rinunciare al dolore.
    Come te, nemmeno lei apprezza che tu soffra.

  5. @Claudio
    Ci provo, tutti i giorni, ma ho sempre avuto difficoltà a fare le cose per me, e non credo che riuscirò a imparare adesso in una botta sola. Per tanto tempo ho creduto, pensato, non so più cosa, che tutto quello che facevo lo facevo per assecondare o contrastare mia madre. Ora mi viene a mancare il punto di riferimento di tutta la costruzione di una vita, nel bene e nel male. E lo so che devo cominciarne una nuova, di vita, ma non è molto facile, e per ora, è molto doloroso. Comunque ci provo. E, come te, non cancello il suo numero dal cellulare.

  6. Non volevo fare il professorino. Anzi, ho detto una cosa banale, ovvia, ma come al solito non riesco a non dire quello che penso.
    Ci credo che ci provi tutti i giorni e immagino quanto tu soffra, ma un buon passo avanti sarebbe cominciare a volerlo realmente. Anche se non è chiaro manco per niente in che modo.
    Ci vediamo al rientro,

  7. @Claudio
    Al momento non riesco manco a capire che vuol dire “cominciare a volerlo realmente”. Ho bisogno di più tempo. Del tempo mio. Ma forse parlavi anche un po’ a te stesso.
    A presto.

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