Ti guardo in quelle foto da ragazza
eri una delle più corteggiate e ambite
eppure in quello sguardo vispo e fiero
si annidava il seme del dolore
quel senso di insoddisfazione e incompletezza
destinato a regalarti vita inquieta
sempre alla ricerca di una realizzazione (altra)
che credevi dagli altri ti venisse negata.
E invece eri solo tu.
Ora io non posso fare altro
per non darti anche l’ultimo dolore
che non seguire più le tue orme
cercando di portare a compimento quello che hai lasciato a metà.
Sarà difficile, difficile.
Per anni ti ho adorato
e per altrettanti ti ho osteggiato
senza riuscire mai, nell’un caso e nell’altro
a separarmi da te.
Ora è arrivato il momento
della separazione inevitabile, e hai deciso che per farmela fare
dovevi “uscire di scena” per sempre
per non lasciarmi tentare dal voltarmi indietro.
Ora è arrivato il momento
non so quanto ci metterò
ma lo devo a me
e lo devo a te.
da quando hai ricominciato a postare ti seguo in silenzio: le cose che scrivi sono dense e intense, sono cose da tenere dentro perché la loro forza muove tutto un mondo. C’è poco da dire. Si chiudono gli occhi e si ascolta. Però a parte questo volevo dirti che sono stata contenta quando ho visto questi post: sapevo avresti trovato un modo per non “lasciare vuoto quel vuoto”… ti mando un abbraccio, che la distanza di questi giorni mi impedisce di consegnare di persona.
@kate
Purtroppo sono ancora molto lontana dal poter colmare quel vuoto per non lasciarlo vuoto… Scrivo perché così mi viene, faccio tutto come mi viene, senza pensare, sperando di poter elaborare. Mi prendo il calore del tuo abbraccio a distanza come se fossi qui.
Ti viene di scrivere, e di scrivere in questo modo perché le cose dentro si muovono e si muovono abbastanza da farti sentire senza dover necessariamente persare.
Vai piccola Koralyn che il fututo è tuo… (e nostro)! 🙂
@Klauaus
Grazie dell’incoraggiamento, piccolo Klaus. E’ bello sapere di avere dei buoni compagni di viaggio quando ci si prepara al viaggio nel futuro 😉