Guardo da sempre le linee della mia mano
le porto con me da una vita.
Dicono che proprio la vita sia lì pre-scritta, in quei solchi di terra rossastra.
Passato, presente, futuro: cose da fattucchiere credulone
cui non ho mai prestato veramente attenzione.
Solo, a volte, il gusto di credere in qualcosa di soprannaturale
per varcare i confini del sentire umano “normale” .
Oppure, in fondo, un gioco.
Lettura poco chiara per me quella della mano
della mia, poi, impossibile.
Quella che è detta “linea della vita”
verso la metà si spezza in due
biforcandosi in due rami, lontani e distinti.
Uno, quello più corto
sembra proseguire il lineare cammino iniziato dal tratto originario;
l’altro, più lungo sì, ma frastagliato, frammentato, incerto,
prosegue da solo per più tempo, verso tutt’altra direzione.
Ora tutt’a un tratto
la lettura mi appare chiara, lampante,
tragicamente banale.
La tua fine era impressa su di me e io non l’ho mai capito.
Ora, vedo, la mia vita divisa in due
ciò che c’è stato finora con te
che, incredibile, davi un senso di normalità al tutto,
e quella che vivrò da qui in poi,
fragile, traballante, ferita. Ma lunga.
…e su quelle mani lei aveva già inciso e registrato tutto.
un abbraccio
Sicuramente su di me aveva già “inciso” tutto e per questo la porterò sempre con me. Quello che mi fa stare più male è che credo che lei volesse ancora raccontare tanto e vivere tante altre esperienze, che avrebbero arricchito lei e le persone che le stavano intorno. Pur nella difficoltà della sua vita, era una persona creativa e capace di comunicare e la malattia le aveva tolto proprio questo. Speravo tanto sarebbe riuscita a ritrovare la vitalità di un tempo. Ma evidentemente non era il suo destino.
Grazie per l’abbraccio.