Nelle linee della mano

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Guardo da sempre le linee della mia mano

le porto con me da una vita.

Dicono che proprio la vita sia lì pre-scritta, in quei solchi di terra rossastra.

Passato, presente, futuro: cose da fattucchiere credulone

cui non ho mai prestato veramente attenzione.

Solo, a volte, il gusto di credere in qualcosa di soprannaturale

per varcare i confini del sentire umano “normale” .

Oppure, in fondo, un gioco.

Lettura poco chiara per me quella della mano

della mia, poi, impossibile.

Quella che è detta “linea della vita”

verso la metà si spezza in due

biforcandosi in due rami, lontani e distinti.

Uno, quello più corto

sembra proseguire il lineare cammino iniziato dal tratto originario;

l’altro, più lungo sì, ma frastagliato, frammentato, incerto,

prosegue da solo per più tempo, verso tutt’altra direzione.

Ora tutt’a un tratto

la lettura mi appare chiara, lampante,

tragicamente banale.

La tua fine era impressa su di me e io non l’ho mai capito.

Ora, vedo, la mia vita divisa in due

ciò che c’è stato finora con te

che, incredibile, davi un senso di normalità al tutto,

e quella che vivrò da qui in poi,

fragile, traballante, ferita. Ma lunga.

2 commenti

  1. Sicuramente su di me aveva già “inciso” tutto e per questo la porterò sempre con me. Quello che mi fa stare più male è che credo che lei volesse ancora raccontare tanto e vivere tante altre esperienze, che avrebbero arricchito lei e le persone che le stavano intorno. Pur nella difficoltà della sua vita, era una persona creativa e capace di comunicare e la malattia le aveva tolto proprio questo. Speravo tanto sarebbe riuscita a ritrovare la vitalità di un tempo. Ma evidentemente non era il suo destino.
    Grazie per l’abbraccio.

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